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Friday, February 18, 2011

Risparmio energetico nell'ordine naturale

C'è una legge fisica che sembra regnare in tutti i sistemi macroscopici. Dice che, se lasciato libero, un sistema tende alla condizione di minima energia. Pur essendo un enunciato molto semplice, un principio come questo  mette sotto una prospettiva comune molti fenomeni, dalla semplice dinamica dei corpi, alla vita. Si tratta di un principio globale, cioè che si applica a un sistema complessivo.

Si può trasporre questa legge energetica in una legge economica, non nel senso di economia del denaro, ma economia delle risorse. Un branco di erbivori, il mio esempio favorito di società, esiste perché la struttura consente a questi animali di sopravvivere al meglio nell'ambiente (naturale) in cui vivono. Difendersi meglio dagli attacchi, proteggere i piccoli, etc.

Un altro esempio che si può fare dell'applicazione di questa legge si può avere considerando che il numero di erbivori supera di parecchio il numero di carnivori in ogni regione del pianeta. Sì può spiegare facilmente il fenomeno osservando che il per produrre un chilo di carne di erbivoro servono 10 chili di vegetazione, e per produrre 1 chilo di carnivoro servono 10 chili di erbivoro (i numeri sono indicativi). Quindi esistono più consumatori di erba che di carne, per una questione energetica del sistema planetario.

Si può ipotizzare che gli esseri umani si siano sempre organizzati in strutture sociali per motivi energetico/economici, con l'addizionale vantaggio culturale che ha reso possibile la divisione del lavoro. La società sarebbe quindi una necessità dettata dall'ottimizzazione delle risorse e la minimizzazione dell'energia (in senso fisico).

Pare che la società umana, però, forse sopravvalutando natura del proprio sviluppo, chiamato recentemente progresso, abbia sovvertito (localmente, la legge globale funziona ancora, l'energia diminuisce, non aumenta) la legge fisica, puntando a un incremento dell'uso di energia, che possiamo anche considerare furto sotto molti punti di vista. La decrescita felice, sottostante alla giornata di m'illumino di meno, è anche un modo di riconquistare un rapporto più naturale con la natura stessa. questo sarebbe un bel obiettivo per le nuove generazioni (ma anche la mia) per orientare lo sviluppo futuro (che forse potremmo chiamare ancora progresso) verso una dimensione più umana.

Non so quanto questo ragionamento sia una provocazione, forse meno di quanto si possa credere.

3 comments:

  1. Interessante ragionamento. Ci sono delle teorie che infatti propongono che il progresso è veramente il "motore del male". I taoisti, ad esempio. Nel libro Dao De Jing (Classico della via e della virtù) si dice (capitolo 3):

    [...]
    Si dovrebbe fare sempre che la gente non abbia conoscenza
    e manchi i desideri.
    Si dovrebbe fare che gli intelligenti non osano attuare.
    Praticando il non-fare (wu wei), l'universo sarà in ordine.

    (Tradotto dello spagnolo, del libro "Tao Te Ching. Los libros del Tao" di Iñaki Preciado Idoeta)

    Ci sono molti pezzi in questo libro che suggeriscono questa idea che il progresso soltanto crea disordine e fa le cose disuguale.

    (Scusa il mio itagnolo)

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  2. Il Tao Te Ching è sempre grande fonte di ispirazione, lo sto (ri)leggendo da un po' di tempo.
    Grazie della nota. La cosa difficile è cercare di sintetizzare idee che vengono da fonti diverse.

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  3. Credo che le risposte esistano anche nella cultura occidentale. Il problema è che la cultura occidentale è riduzionista ed enfatizza le divisioni. Fisica, filosofia, medicina, economia, politica sono compartimenti separate. Se si riuscisse a collegare queste discipline differenti si otterrebbe una filosofia unitaria molto simile all'ontologia orientale. Non sarebbe necessario quindi prendere in prestito le idee dall'oriente e avere le nostre, il che renderebbe forse possibile diffondere queste idee anche qui in occidente. Che ne pensi?

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