
C'è differenza tra dare un contributo e, che ne so, allungare qualche spicciolo a un mendicante. Questo è il motivo per cui ci si sente sempre un po' in colpa quando si dà (o non si dà) lo spicciolo, mentre ci si sente fieri, o almeno in pace con sé stessi, quando si contribuisce a qualcosa. Ma il contributo richiedere il duro lavoro, richiede energia, tempo, perseveranza, e un sacco di altri sostantivi. Non si può scampare al duro lavoro, sarebbe come voler spingere l'auto un panne senza fare fatica: è fisica. Per definizione un contributo porta a un cambiamento, e un cambiamento richiede energia, di qualche tipo, si parla per metafore, ma non troppo.
Il contributo si può cercare di darlo nel mondo del lavoro, oppure nella parte di vita al di fuori del mondo del lavoro. In entrambi i casi serve un obiettivo e la dedizione di dedicargli le proprie energie, anche quando la stanchezza sembra prendere il sopravvento, anche quando sembra che non serva. Le pause sono ammesse, e anche i dubbi, i cambi di rotta. L'importante è non diventare passivi estimatori di altri e credere di avere qualcosa a cui contribuire. Ci sarà pure qualcosa, no?
[1] Escludo le persone che "stimano" la vacuità, convertendo l'invidia del successo in idolatria demente. Per fare un esempio concreto potrei fare gli esempi Paris Hilton e Fabrizio Corona.
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