I commenti dei prossimi giorni saranno sull'astensione al voto amministrativo (Maggio 2013), e saranno grida di allarme, ipocrite autocritiche, buoni propositi, e un bel po' di propaganda e idealismo da quattro soldi che fanno tanto presa sulle masse.
Da un certo punti di vista però potrebbe non essere affatto un dato negativo. Se le persone con poco interesse nella politica non votano mi pare solo un bene. Se poi queste persone sono quelle che non sono in grado di distinguere le posizioni in campo, per quanto siano deprimenti di questi tempi, ancora meglio.
Non è che il mito di una società uniforme e preparata, fatta da cittadini consapevoli e responsabili, si sia sciolto come le ideologie che li inseguivano? A me sembra di sì. Forse è una specie di oligarchia, la più ampia possibile, deve essere responsabile delle decisioni. Chissà, forse lo snobismo con cui guardiamo le elezioni americane, non ci permette di capire che negli Stati Uniti le cose funzionano mediamente bene perché molte persone non votano.
Da un po' sostengo l'idea che il diritto al voto vada ottenuto con un esame opportuno (saper leggere e scrivere non basta più ai nostri giorni). Ma forse non è necessario pensare a un sistema che apparirebbe antidemocratico agli occhi di chi ai voti degli ignoranti ambisce, forse basta che le persone si autoescludano dal voto se non seriamente interessate. Escludere i perditempo è richiesto per vendere una collezione di fumetti, perché non per decidere le responsabilità di governo?
Sono sempre più convinto che l'improvvisazione sia fondamentale nella vita. Anche il piano più dettagliato e curato, alla fine, è parte da una improvvisazione ed evolve con improvvisazioni. Qui raccolgo delle improvvisazioni a tema sociale e politico che magari qualcuno leggerà prima o poi.
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Monday, May 27, 2013
Friday, January 28, 2011
I Fondamentali
Travolti dal rumore non riusciamo a discutere delle questioni nel merito. Ormai pensiamo per slogan. Quindi ho deciso di non fare parte del coro e non solo andare al nocciolo delle questioni, ma di tentare (con quali risultati non so) di stravolgere le idee, smontarle e vedere di cosa sono fatte.
Così colgo l'occasione per spingermi oltre, e mi pongo domande più radicali. Per esempio, misurare il benessere considerandolo proporzionale al PIL è giusto? Lo Stato ha convenienza a vendere le sigarette ai cittadini, in quanto, oltre che ricevere incassi diretti dalla vendita del tabacco, aumenteranno le spese mediche, quindi il PIL. Produrre i pezzi di auto in Polonia, assemblarli in Sicilia, Commercializzarli in Piemonte produce molto PIL, oltre che smog. Produce (direttamente) anche benessere per l'individuo?
Il diritto di voto è davvero universale? Tutte le legislazioni in merito, almeno fino a qualche decennio fa, richiedevano l'alfabetizzazione ai votanti, cioè un minimo di capacità (almeno in potenza) di informarsi, e quindi formasi un giudizio. Oggi che siamo tutti alfabetizzati, e che il mondo è così complicato, e che gli Italiani si dimostrano così ignoranti di fronte a concetti fondamentali di libertà, costituzione, democrazia, non sarebbe il caso di dare il diritto di voto solo a chi supera un esame di conoscenza, per esempio, della Costituzione e del suo significato?
Il mio solito tema: invece che fare regole per complicare la vita alla gente comune e non a chi le leggi non le seguirebbe comunque, facciamo delle regole che spingano le persone a comportarsi in modo onesto? Qualche idea: facciamo che si possano scaricare dalle tasse molte spese, quelle del dentista per esempio, così quando ci chiede se vogliamo la ricevuta, gli diciamo "sì, certo." Invece di lamentarci dei concorsi truccati, facciamo che chi fa assumere qualcuno se ne assume la responsabilità (mica che devono essere sepolti assieme, per carità, ma una decurtazione dello stipendio, per esempio), così magari non assumerà il cugino.
In ogni periodo storico ci sono i nobili, quelli che accumulano e si godono la ricchezza. Al giorno d'oggi sono i manager, che arrivano a condotte schifose perché magari hanno un buon pacchetto azioni dell'azienda in cui lavorano. (Sapete, no? Se i bonus arrivano in base alle azioni, quello che importa è far salire le azioni, e se annunciare licenziamenti (e farli) fa alzare il titolo, al manager conviene personalmente farlo.) Se abbassiamo i compensi dei manager, però, spunterà una nuova categoria che si ingrasserà sulle spalle degli altri. Compriamo cellulari a tutto andare, capi firmati, ci indebitiamo, solo per arricchire pochi "monarchi," che ci guardano come il macellaio guarda il manzo. Conquistiamo la dignità, impossessiamoci di noi stessi, riconosciamo la nostra umanità e comprendiamo la nostra essenza. Non cerchiamo di essere come loro, ma sentiamo la nostra unicità, apprendiamo la consapevolezza di esistere, troviamo uno scopo che ci realizzi, invece che lobotomizzarci seguendo i modelli che ci vogliono propinare per poterci sfruttare illudendoci.
Uhmm... troppo lungo, eh?
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