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Thursday, January 29, 2009

Finanziamenti a pioggia

Il lavoro del professore universitario (almeno quello che vuole lavorare) è di cercare fondi per finanziare la propria ricerca. E' un dato di fatto che la percentuale del tempo dedicata alla ricerca di fondi è in continuo aumento da quando all'inizio del diciottesimo secolo la scienza ha cominciato ad essere indipendente.
Escono con una certa regolarità bandi per l'assegnazione di fondi a progetti di ricerca. Questi bandi vengono dal ministero, dagli atenei, dall'unione europea. Esistono spesso delle clausole strane, specie nei bandi ministeriali e di ateneo. Ad esempio non è possibile fare richiesta per un bando di ateneo se già si ricevuto un bando di ministero, indipendentemente dal progetto. Ovvero, uno stesso proponente non può richiedere fondi su progetti diversi. Se io fossi davvero bravo, molto noto e capace ti attrarre finanziamenti per le mie ricerche, magari su temi molto "hot" al momento della richiesta, non posso nemmeno fare domanda a un fondo di ateneo se ne ho già uno ministeriale, anche se un progetto diverso, e viceversa. Questo è un esempio di clausola semplice. Ce ne sono di più complicate. Quei soldi però saranno stanziati comunque, magari non a progetti davvero rilevanti o di più basso profilo che, non dico debbano sparire, ma magari non hanno la stessa valenza internazionale.
La cosa brutta della faccenda, è che i responsabili dell'assegnazione dei fondi sembrano davvero dire che, se io ho già molti soldi non ne devo richiedere altri, perché c'è qualche altro sfortunato che non ne ha. Il problema è chiedersi perché non ne ha, se se li merita. Sulla valutazione e la meritocrazia, appuntamento ad un prossimo post.

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