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Thursday, January 29, 2009

Reinventare il futuro

Si tratta di una di quelle cose ricorrenti, chiamate "delta di Luzzi," quelle inspiegabili co-occorrenze di eventi. Tipo vedi un'ampolla di scimmie di mare e dopo due giorni parlano sul giornale proprio delle scimmie di mare. In particolare, mi capita in questi giorni di imbattermi in articoli che parlano del futuro, su cosa sarà inventato da qui a cinquant'anni, su come sarà la società, su quali sono le possibilità che abbiamo davanti.
Mi pare di respirare.
Quando ero giovane (non troppo tempo fa) il futuro era fatto di auto volanti, robot che lavavano i piatti, gli stessi vestiti argentati per tutti, alieni dappertutto. Il tutto entro il 2000 o giù di lì. Poi è successo qualcosa di strano. Il futuro ha cambiato strada e ha sorpreso tutti. Ad un tratto i robot non c'erano più, al loro posto internet, cellulari, biotecnologie. A giudicare dai film usciti in questo periodo di sbigottimento possiamo notare un generale pessimismo, una paura epidermica. Io credo che questa paura derivi dal fatto che questo futuro non lo abbiamo immaginato noi. Star Trek, per dire, mostra un futuro di speranza, di razionalità, intelligenza. Nella società dei cellulari non mi è mai capitato di trovare una visione così ottimista. Anche Blade Runner non è un film pessimista: affronta temi esistenziali universali, ma in fondo il futuro, a parte che piove sempre, non aveva più inquietudine di un normale presente.
Il futuro negli ultimi dieci anni è Matrix, GATTACA, o anche Eagle Eye (per chi non lo avesse visto si tratta di un film abbastanza mediocre sul controllo che la tecnologia può avere sulla nostra vita).
Negli ultimi due giorni risento parlare di futuro in termini di: come si presenterà il mondo tra qualche decennio? Quali dispositivi avremmo a disposizione? Quale società? Mi pare un buon segno, dopo tutto, un modo per rialzare lo sguardo e ripartire con un qualche tipo di obiettivo.
Invece che essere soppraffatti da un incomprensibile presente, in cui compri un oggetto ed è già vecchio, in cui il web ti offre servizi a cui non avevi nemmeno mai immaginato prima, forse, e sottolineo forse, stiamo acquisendo un minimo di controllo. Puoddarsi che siamo finalmente in grado di digerire quello che abbiamo e pensare ad altro, inventare qualcosa noi stessi per noi stessi.
Potrebbe trattarsi di un effetto della crisi, che come dicono quelli che non sanno il cinese, in cinese vuol dire cambiamento. Ma tant'è, mi pare che questa percezione di rallentamento (non parlo del rallentamento vero, ma del suo effetto sulla coscienza) possa avere degli effetti positivi.

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